A volte si leggono articoli di giornale che parlano di disabilità in due modi: o dando sfogo a pietismo e commiserazione oppure utilizzando eufemismi non necessari e pseudo-complimenti, perché la disabilità è vista come qualcosa di negativo, da cui riscattarsi. Di seguito qualche indicazione per parlare di noi e di disabilità in maniera dignitosa e opportuna.
🚫 “DISABILE” non è una brutta parola
La disabilità non è qualcosa di negativo, di cui vergognarsi. Non aver paura di utilizzarla.
🚫 Evita gli eufemismi
Non cercare modi per riscattare le persone dalla disabilità, non ce n’è alcun bisogno. La disabilità non è qualcosa da cui dobbiamo riscattarci.
No “diversamente abili”, “ragazzi speciali”, “portatori di disabilità”, “portatori di handicap” nè ogni altro modo per distinguere la disabilità da noi, nel tentativo di darci dignità. “Disabile” non è sinonimo di buono a nulla. Non serve sottolinearlo.
🚫 La disabilità non è sofferenza
Evita “soffre di…” o “affetto da…”. A parte che non è necessario parlare delle persone disabili considerandoli una cartella clinica, ma termini come questi associano la disabilità alla sofferenza e non è per forza il caso. Si può AVERE una patologia, convivere CON una malattia senza per forza viverla con sofferenza.
🚫 La carrozzina non è una “costrizione”
Spesso si sentono formule come “costretti in carrozzina”, come se la sedia a ruote fosse uno strumento di tortura, indesiderabile, una tragedia a cui siamo obbligati. Quando invece è per noi è uno strumento di libertà, che ci permette di muoverci e partecipare a varie attività esattamente come chiunque altro. USIAMO una carrozzina, CI MUOVIAMO su ruote.
🚫 Attenzione ai “nonostante”
A volte sì leggono espressioni come “nonostante la disabilità”, come se questa fosse un ostacolo alla nostra realizzazione. Una condizione per la quale si nutrono bassissime aspettative, e nel momento in cui raggiungiamo degli obiettivi come chiunque altro, ci viene detto che “superiamo” la nostra disabilità. La disabilità non è qualcosa che superiamo, è semplicemente una condizione con cui conviviamo.
🚫 Non siamo eroi
Non siamo “eroi” per il semplice fatto di metterci in gioco e impegnarci, come farebbe chiunque altro. Siamo atleti, solo che ci muoviamo in maniera diversa. Abbiamo la stessa dignità di ogni altro atleta, di ogni altro sport. Non ci aspettiamo favoritismi o complimenti non necessari. Se poi siamo bravi in campo, allora è tutta un’altra cosa!
🚫 Attenzione al pietismo
Spesso quando si vuole far leva sul pathos e sull’empatia I media scadono nel pietismo, trattando le persone disabili come dei poverini, dando per scontato che la disabilità sia una tragedia, un dramma, qualcosa di indesiderabile e intrinsecamente negativo. una vita inferiore rispetto a chi non ha una disabilità. Tutto questo è estremamente umiliante, ci ricorda ad ogni parola che la nostra vita non è desiderabile. Rifiutiamo in ogni modo questa retorica.
🚫 Non siamo degli esempi
L’altro modalità tipica di alcuni media di parlare dei nostri risultati nel goffo tentativo di fare un complimento a chi ha una disabilità e lo raggiunge, è esaltare il protagonista di queste gesta come se fosse un esempio di forza, di tenacia e resilienza. Prenderlo come ispirazione per diffondere messaggi positivi come ”non ci sono scuse”, ”tutto è possibile se ci credi veramente”, ”se vuoi puoi” e altre sciocchezze simili, generalmente a uso e consumo di chi non ha una disabilità. Ecco, noi non siamo portatori di questo genere di messaggi di positività tossica. Evitare categoricamente.
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